29/03/2024nuvoloso

30/03/2024pioviggine

31/03/2024pioviggine e schiarite

29 marzo 2024

Vittorio Veneto

25 aprile a Vittorio Veneto

Interventi di Roberto Tonon e Erika Lorenzon

| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

immagine dell'autore

| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

25 aprile a Vittorio Veneto

VITTORIO VENETO - Anche quest’anno la cerimonia commemorativa del 25 aprile, in piazza del Popolo, ha visto una vasta partecipazione sia di autorità, sia di membri delle associazioni combattentistiche e d’arma, ma soprattutto di cittadinanza.

 

Era anche schierato un picchetto d’Onore dell’esercito, messo a disposizione dal 184mo reggimento telecomunicazioni “Cansiglio”, di Treviso.

Oltre al tradizionale defilamento di bandiere, labari e gagliardetti, particolarmente sentiti sono stati l’alzabandiera solenne, quando tutti i presenti hanno intonato l’Inno Nazionale, e la deposizione della Corona d’alloro al monumento ai caduti, accompagnata dalle note del “Silenzio”, suonate da un giovane marinaio.

 

Il saluto del sindaco Roberto Tonon, è stato ricco di spunti. Ecco alcuni passaggi: si è soffermato sulla Resistenza intesa come fase storica "ricca di coraggio e d’ideali, che ci restituì democrazia, libertà, giustizia, solidarietà, equità sociale e pari opportunità, nel rispetto delle diversità e del pluralismo.

Anche se ci furono vendette spesso feroci che nulla avevano a che fare con la Resistenza".

 

Quindi la riflessione sul presente: "il nostro Paese è a un bivio epocale, tra la possibilità, resistendo ed impegnandosi, di continuare ad esistere e la dissoluzione economica e sociale figlia dell’indifferenza e dell’abbandono. L’Italia di oggi non è ancora l’Italia sognata dai partigiani, l’Italia che dà lavoro a tutti. Sognavano un mondo diverso quei partigiani".

 

Questo il quadro delineato: " La gente è oggi in attesa. La povera gente che ha combatto nella Resistenza per il diritto all’istruzione e al lavoro è in attesa. Sono in attesa i disoccupati, i giovani senza lavoro, le famiglie che non arrivano a fine mese. A quell’attesa dobbiamo dare un nuovo inizio, una risposta, dalle piazze della città italiane. La politica dovrebbe dare risposte. E oggi la politica ha anche il dovere di dare speranza".

 

Atteso il riferimento anche alle vicende odierne vissute in Città: " Il ricordo della Resistenza acquista oggi un'ulteriore drammatica attualità pensando ai focolai di guerra nel mondo e in particolare nei Paesi del nord Africa a noi vicini, o le guerre terroristiche, con il loro carico di orrore e di morte e con le pesanti ipoteche sull'equilibrio internazionale.

Il dramma dei profughi e dei disperati che fuggono verso il nostro Paese e l’Europa, di cui solo pochi giorni fa abbiamo visto l’ennesimo, tragico episodio costato la vita a centinaia di persone, fa da monito all’Europa intera per una presa di coscienza collettiva che affronti, in modo collettivo e coordinato, un problema che non può e non deve essere solo italiano".

 

Il discorso ufficiale è stato affidato a Erika Lorenzon, Direttore Scientifico dell’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea della Marca Trevigiana.

“Sono onorata di essere stata invitata qui a Vittorio Veneto, città decorata con la medaglia d’oro al valor militare, in questo che è un anniversario col numero intero, che quindi ci sollecita a riflettere con maggior profondità sul significato di ciò che è accaduto.

Fare memoria non vuol dire ricostruire la storia in senso proprio, ma cercare di costruire insieme un racconto che parli dei significati, delle intenzioni, dei valori di uomini e donne, volontari della libertà, che anche in questa zona hanno lottato. La memoria si costruisce per il presente.

Commemorare assume senso nel momento in cui diventa attualizzare, fare esperienza, per risanare la società da quella ferita che il tempo inevitabilmente produce con la perdita di chi quella storia l’ha vissuta. Ma fare memoria significa anche assumersi la responsabilità, attraverso la consapevolezza, di quei valori che hanno fatto esistere la nostra Repubblica e la nostra Costituzione, interrogandoci su come questi si siano e si stiano concretizzando e quanto ancora si dovranno realizzare.

 

Questo vale anche per noi, oggi.

Ricordo che, bambina, venivo qui per mangiare il gelato al chiosco dei giardini, e sfiorando il monumento ai caduti di Augusto Murer, di cui ricorre il trentesimo anniversario della morte, guardavo quel soldato, un ardito ho scoperto dopo, che cerca di tagliare il filo spinato per consentire l’avanzata dei suoi compagni; ma è un reticolato che avvolge tutto il monumento creando un legame unico trai patrioti che combatterono durante il risorgimento e quanti furono perseguitati perché oppositori del nazifascismo.

La loro lotta, la condussero dentro i lager. Ma nello stesso abbraccio ci sono anche il soldato che sta per essere fucilato e la giovane staffetta partigiana, che sembra quasi sul punto di essere liberata.

Per lo steso Murer il reticolato che tutto avvolge indica che una nazione non è libera finche subisce le violenze della guerra, ma che rinasce nella donna che partorisce.

Ma ecco che la storia ritorna di attualità con la donna che scappa tenendo in braccio suo figlio, profuga, non può non richiamarci l’attualità, con i nuovi reticolati delle guerre di oggi che così tragicamente ricordano gli orrori delle guerre passate.

 

Tutti siamo interrogati da questi profughi che scappano dalla guerra e che cercano un contesto in cui possano essere liberati e compresi.

Questa è la nostra sfida. Una data fondante della Guerra di Liberazione, patriottica e civile perché vide contrapporsi schieramenti italiani, fu l’otto settembre 1943, in cui le forze armate, per prime, si ritrovarono a non avere ordini di fronte all’emergenza della pubblicazione dell’armistizio; era finita la guerra fascista, voluta da Mussolini, ma si continuava a combattere contro qualsiasi aggressione.

 

A questo punto, però, mancavano gli ordini, e molti soldati furono costretti ad assumersi la responsabilità di una scelta e di perseguirla fino in fondo, con il senso di solitudine e sofferenza che ciò inevitabilmente comportava.

Emerge la facoltà primordiale di decidere il proprio destino, e molto spesso questa li porta a combattere per la libertà, il cui primo atto è un atto di disobbedienza, elemento fondamentale di tutte le forme di resistenza, e che li distingue da quanti, nello stesso periodo, decisero di combattere nelle file della Repubblica Sociale Italiana.

Non era però un atto di disobbedienza ad un governo legale...

Ecco che la Resistenza diventa un nuovo Risorgimento, perché non si poteva che combattere contro quest’ingiustizia che si era, nel tempo, costituita; è nella fatica profonda dell’affrontare questa battaglia che i significati, i valori di questi uomini e donne si rinnovano.

 

Ma ricordiamo anche il 28 aprile di settant’anni fa, quando questa piazza si popolò per festeggiare l’ingresso dei resistenti, seguiti due giorni più tardi dall’ottava divisione britannica; questa era la data, ma quando si combatteva non la conoscevano, non sapevano quando sarebbe stata la fine, e capita alla nostra mente di vacillare quando non ha una fine certa davanti, di mettere in dubbio il fine stesso; invece no, decisero che valeva la pena continuare a combattere.”

A chiudere la cerimonia sono intervenuti alcuni giovani studenti che, in collaborazione con l’A.N.P.I., si sono alternati nella lettura di brani riportanti esperienze di vita di alcuni partigiani della zona;

è poi toccato all’A.N.P.I. stessa invitare i concittadini ancora presenti in piazza ad intonare la tradizionale “Bella ciao” , prima di passare al pranzo sociale presso l’Area Fenderl.

 

 


| modificato il:

foto dell'autore

Pietro Panzarino - Vicedirettore

Leggi altre notizie di Vittorio Veneto
Leggi altre notizie di Vittorio Veneto

Dello stesso argomento

vedi tutti i blog

Grazie per averci inviato la tua notizia

×