12 ponti per aiutare i profughi
Famiglie si uniscono per educare e formare chi ottiene il diritto di asilo
Alcuni richiedenti asilo del Ceis
VITTORIO VENETO - “Servono ponti, non muri”. Le parole di Papa Francesco si sono trasformate in realtà a Vittorio Veneto dove un gruppo di cittadini ha deciso di unirsi in un’associazione che fa del proprio nome una mission: 12 ponti, costruiti per superare le barriere, le differenze, le difficoltà. 12 ponti è il nome di una località vittoriese, ma da oggi è anche una realtà di volontariato. Di un’associazione senza scopo di lucro, apartitica e aconfessionale, creata per rispondere a un’emergenza reale, visibile. Nata per colmare un gap istituzionale: dare una casa, una formazione, un’educazione ai richiedenti asilo che hanno ottenuto l’asilo. Ai ragazzi che, dopo aver perso il diritto di accoglienza nelle strutture dove per mesi o anni hanno stanziato si trovano su una strada, senza soldi, senza capacità linguistiche, pratiche, culturali. Con in mano quel documento che permetterebbe loro di lavorare… se si venissero a creare le condizioni adatte.
A presentare lo statuto della neonata associazione, in una conferenza stampa tenutasi questa mattina al centro culturale Fenderl, il presidente Renzo Busatto e i soci fondatori. Presenti don Roberto Camilotti, direttore della Caritas di Vittorio, Carlo de Poi e Vittorino Pianca, dell’Associazionismo culturale vittoriese. Assenti i rappresentati del Comune di Vittorio Veneto, che non hanno risposto all’invito.
L’associazione è stata ufficialmente fondata oggi, ma è da tempo che una cinquantina di famiglie del circondario si sono fatte carico di ospitare, sostenere e formare quei ragazzi che, usciti dal centro di accoglienza, si sono improvvisamente trovati su una strada. “Il gruppo - spiega Busatto - si è creato spontaneamente per cercare di rispondere a un’emergenza abitativa. Singoli, famiglie, parrocchie hanno aperto le loro porte e si sono resi disponibili a offrire ciò che potevano. Ora ci siamo organizzati meglio e il nostro intento è quello di promuovere corsi di alfabetizzazione e inserire i ragazzi nel contesto culturale e sociale in cui dovranno stare, lavorare, vivere”. Il fine dell’associazione è quello di formare i migranti, di renderli cittadini capaci.
“Non vogliamo sostituirci alle istituzioni che hanno il dovere e l’obbligo di assistenza - spiegano i soci dell’associazione - ma abbiamo riscontrato la necessità di colmare un vuoto che esiste, e che è sotto gli occhi di tutti”. Il gruppo, nato per rispondere a un’emergenza, ha poi ampliato il proprio raggio d’azione. “Puntiamo ad accogliere e sostenere non solo i migranti ma anche gli italiani in difficoltà economica - continua Busatto - l’intenzione è quella di formare la società: di abbattere, con la conoscenza, quelle barriere mentali frutto di ignoranza e disinformazione”.
12 ponti è nata oggi e l’appello che i soci fondatori lanciano va a tutti i cittadini e alle realtà della zona - panifici, pizzerie, officine, laboratori - che abbiano la voglia di insegnare un mestiere a questi ragazzi che, per il paese, possono diventare una risorsa. Un’ancora di salvataggio. Su cui investire.