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25 aprile 2024

Vittorio Veneto

“Dobbiamo saper difendere la nostra patria”

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“Dobbiamo saper difendere la nostra patria”

VITTORIO VENETO – Romano Sauro, nipote di Nazario eroe della Grande Guerra, nativo dell’Istria e condannato a morte dal tribunale austroungarico nel 1916 per essersi arruolato come volontario nella marina italiana, questa mattina ha incontrato circa 300 ragazzi delle scuole superiori di Vittorio Veneto (liceo Flaminio, liceo Munari, istituto Beltrame, istituto Città della Vittoria e Dante International College). 

 

L’evento, ospitato nel teatro Da Ponte di Vittorio Veneto, ha ufficialmente aperto il 5° Raduno nazionale AssoArma che la città ospita fino a domenica. L’ammiraglio Romano Sauro negli ultimi due anni, con il progetto “Sauro 100 porti”, ha toccato 230 porti italiani, incontrato 40mila studenti di oltre 300 scuole per parlare di viaggi e dei valori nel ricordo del nonno. E oggi è “approdato” a Vittorio Veneto.

 

«Sono due anni che giro l’Italia per raccontare la Grande Guerra ai giovani, con un particolare focus sul mare perché poco noto – spiega Sauro -. Ma ne approfitto anche per parlare di valori, di libertà, di giustizia, di solidarietà, valori che sono importanti e che non bisogna perdere di vista. Noi non li abbiamo conquistati, ma ereditati da coloro che, a milioni, sono morti nel primo conflitto mondiale. E questi valori dobbiamo saperli oggi difendere e tramandare alle generazioni future».

 

Per Sauro quella di oggi non era la prima volta a Vittorio Veneto. Ci era già stato qualche anno fa prima per incontrare alunni e insegnanti della scuola primaria di San Giacomo di Veglia intitolata al nonno Nazario, poi per presentare il suo libro che ricorda il nonno e visitare il Museo della Battaglia.

 

«Vittorio Veneto ha un significato per tutti gli italiani, con l’ultima battaglia che porrà fine ad una guerra lunga, disastrosa, con milioni di morti, che dobbiamo ricordare. I giovani devono sapere la nostra storia e che sono morte tante persone per permettere oggi a noi di vivere liberi e in pace. Sono le nostre radici, se le tagliassimo non avremo futuro – prosegue -. Di quella guerra i giovani sanno poco, perché poco gli abbiamo insegnato. Magari sono pochi curiosi, ma la colpa è nostra, perché non siamo riusciti a trasferire, come hanno fatto i nostri genitori e nonni con noi, determinati valori, la storia e le nostre radici. Noi non abbiamo fatto altrettanto. Bisogna continuare a comunicare i valori ai giovani».

 

Girando tutta l’Italia per incontrare i giovani, e oggi al teatro Da Ponte, Sauro dice di aver «trovato ragazzi molto incuriositi. I più grandi mi chiedono cos’è la Patria, la differenza tra Patria e nazione e se c’è ancora bisogno di parlare di Patria. Mio nonno parlava di patria come un plurale di padre. Dobbiamo saper difendere la nostra Patria, che non significa in armi necessariamente, ma in tanti altri modi, difendendo la nostra cultura, la storia, le tradizioni, la lingua, il nostro inno, la nostra bandiera e il lavoro. L’importante è però non sconfinare nei nazionalismi, che portano a conflitti».

 



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